Gianfranco Funari: "Manco da qui taccio!"

Dieci anni fa la scomparsa di Gianfranco Funari

A dieci anni esatti dalla scomparsa di Gianfranco Funari, il conduttore tv della gente, celebre per la sua veracità e irriverenza, sembra ancora parlare al suo pubblico. A ricordare cosa è stato e cosa sempre sarà per l'uomo della strada come per l'intellettuale, è oggi più che mai l'epitaffio sulla sua tomba. "Ho smesso di fumare. Manco da qui taccio!". Gianfranco Funari non ha mai taciuto, ed è stato il vero precursore del reality e della talk-rissa. Ha portato sul piccolo schermo il volto e la voce delle persone comuni. Lui che amava definirsi "non un giornalista, ma un giornalaio". Quel volto irriverente con la politica ma genuino con il pubblico: "Voglio rimanere sempre libero. Voglio stare dalla parte della gente", diceva il celebre conduttore, opinionista, cabarettista. Creatore di un linguaggio volutamente volgare, di citazioni celebri e siparietti tv passati alla storia, Funari è stato un paladino dell'antipolitica.

Se per un attimo immaginiamo che sia ancora qui, ci rendiamo conto che il suo essere popolare e vicino all'uomo della strada è un must che non è mai passato di moda. Anzi, oggi più che mai, è terribilmente attuale. La denuncia contro le ingiustizie della classe politica, la comicità in quelle battute popolari, sono l'Italia di oggi. Ma lui aveva un modo tutto e solo suo per comunicare con aforismi e motti e lanciare anatemi contro il Potere e la televisione. Con una vis polemica fatta di provocazioni e improvvisazioni. Ribattezzato da Piero Chiambretti "l'ultimo grande eretico della televisione", sui retroscena del piccolo schermo Funari non aveva dubbi: "La televisione è come la merda: bisogna farla ma non guardarla". Politicamente scorretto non risparmiava critiche a nessuno: "Sono un pentito del centrodestra e un deluso dal centrosinistra". Celebri le sue liti con Silvio Berlusconi o l’ex ministro della sanità Rosy Bindi.

Dal gioco d'azzardo al cabaret, poi l'approdo in tv

Funari era nato a Roma, nel '32, da una famiglia benestante poi caduta in disgrazia. L'azienda del suo bisnonno, cocchiere ufficiale di papa Pio IX, andò distrutta a causa di un'esondazione del fiume Tevere. Dopo alcuni lavori saltuari, il caso gli fece incontrare un ispettore esperto di gioco d'azzardo. Funari si appassionò al mondo dei casinò e decise di lavorare come croupier prima a Saint-Vincent e poi per undici anni a Macao, diventando il direttore di una casa da gioco. Dopo alcune esibizioni amatoriali come cabarettista in vari locali romani come Il Giardino dei Supplizi e il Sette per Otto, nel '67 fu notato da Oreste Lionello, che gli propose di entrare nei suoi spettacoli. E dall'entourage di Mina, che lo fece approdare al Derby di Milano. Nel '69 debuttò nel programma 'La domenica è un'altra cosa' condotto da Raffaele Pisu, cui fece seguito il programma di Castellano e Pipolo 'Foto di gruppo' (1974), condotto dallo stesso Pisu. E ancora, nel '76 condusse insieme a Claudio Lippi e Renato Carosone il programma televisivo 'Per una sera d'estate'.

Come conduttore di programmi di attualità debuttò sul piccolo schermo a Telemontecarlo nell'80, con la trasmissione 'Torti in faccia', con una formula innovativa che metteva al centro battibecchi tra semplici cittadini. Una formula vincente, quella di mettersi nei panni del popolo, che lo accompagnerà per tutta la sua carriera. "In televisione per essere eccezionali bisogna mascherarsi da normali, abbassarsi al gradino più basso, corteggiare senza pudore le casalinghe", diceva il mattatore volto di programmi su Rai2 come 'Mezzogiorno è...'. Un programma che andrà avanti per tre stagioni, fino a quando, a causa dell'invito fatto a Giorgio La Malfa e non gradito dai vertici dell'azienda, fu allontanato. Riprese poi ad arringare il pubblico mettendo i politici alla gogna, con 'Mezzogiorno italiano' su Italia 1 nel '91. Ma a causa di alcuni dissapori con Berlusconi, la trasmissione fu sospesa e Funari fu costretto a lasciare anche la Fininvest. Nel gennaio 2000, tornò a Mediaset diventando ospite fisso del talk show 'A tu per tu', in onda su Canale 5 e condotto da Antonella Clerici e Maria Teresa Ruta.

'Reclame!', aforismi e siparietti di Gianfranco Funari

Gli ultimi anni della sua carriera e della sua vita, Funari fece ritorno sui circuiti televisivi di Odeon TV e Cinquestelle, con 'Extra Omnes' e 'Virus'. Poi ancora  il sabato sera in prima serata su Rai 1 nel 2007, con la trasmissione 'Apocalypse Show', uno spettacolo che univa lo show alla denuncia sociale, incentrato su un'ipotetica, prossima apocalisse ecologica. La trasmissione era stata lanciata da un promo che, citando una famosa scena del film di Federico Fellini 'Amarcord', vedeva il conduttore arrampicato su un albero gridare in dialetto romanesco: "Vojo Raiuunoo". Sì, il dialetto, un mantra della sua filosofia del 'parla come mangi'. Espressioni come 'Reclame!', per lanciare alla Funari la pubblicità. Espressioni urlate, come se parlasse a quell'ideale uomo della strada che lo guardava dentro lo schermo, rivolto all'operatore con "damme la due, damme la tre", o "che mortadella rigà".

Citazioni diventate tormentoni di Corrado Guzzanti, uno dei suoi più celebri imitatori. Un linguaggio ai limiti del trash e spiarietti indimenticabili. Battute, a volte battutacce, che racchiudevano una personalissima visione della vita, della politica e della televisione del mattatore più popolare di sempre. E con quello stesso stile ha deciso di andarsene. Sepolto nel cimitero Monumentale di Milano, ha voluto un epitaffio degno del personaggio. Comico e irriverente ("Ho smesso di fumare. Manco da qui taccio!"). Per l'ultimo viaggio, il 12 luglio del 2008, ha portato con sé tre pacchetti di sigarette, un accendino, alcune fiches da gioco, e un telecomando per la televisione. Simboli di quello che Gianfranco Funari è stato e sempre sarà.

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