Frida Kahlo: "Dipingo i fiori per non farli morire"

Il 13 luglio del '54 la scomparsa di Frida Kahlo

Diceva di dipingere i fiori "per non farli morire", di essere patita degli autoritratti perché "sono la persona che conosco meglio". E pur non sapendo scrivere lettere d'amore, sapeva giocare con i colori e le emozioni come poche creature al mondo. Lei che non dipingeva sogni ma la sua realtà, nonostante il suo accostamento al surrealismo. Sessantaquattro anni fa, il 13 luglio del '54, scompariva Frida Kahlo. Semplicemente Frida, la pittrice messicana volata via a soli 47 anni. Una vera icona pop diventata celebre oltre l'arte. Quell'arte che ha rappresentato per lei una finestra sul mondo, un antidoto alla solitudine dopo che a diciotto anni un tragico incidente aveva cambiato per sempre il corso della sua vita. Tornando a casa da scuola, salita su un autobus con il fidanzato Alejandro, era rimasta schiacciata nel violento scontro con un tram. "Il corrimano dell'autobus mi trafisse come la spada trafigge un toro", racconterà poi dell'incidente che le aveva spezzato la colonna vertebrale e l'aveva costretta a subire oltre trenta operazioni chirurgiche.

Allora Frida studiava per diventare medico, ma aveva dovuto abituarsi a una nuova travagliata esistenza. Costretta ad anni di riposo nel letto di casa, col busto ingessato, aveva iniziato a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere. Il suo primo autoritratto lo aveva donato al suo amore, Alejandro. Da qui la scelta dei genitori di regalarle un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo che potesse vedersi, e dei colori. Autoritratto dopo autoritratto, il mondo di Frida veniva fuori in tutte le sue emozioni. La donna coi baffi e le sopracciglia pesanti, quasi ali di corvo pronte a volteggiare sullo sguardo profondo. La donna che si veste di colori e fiori, nonostante il dolore fisico e la solitudine. Il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato è stata una caratteristica essenziale della sua arte. Che ha creato visioni del corpo femminile non più distorto da uno sguardo maschile. E ha saputo raccontare e difendere il suo popolo attraverso la sua arte, facendovi confluire il folklore messicano.

Stile naïf e identità messicana

La carriera artistica di Frida era iniziata quando aveva sottoposto i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore dell'epoca, per avere una sua critica. Rivera, colpito dal suo stile moderno, l'aveva presa sotto la sua ala protettrice introducendola nella scena politica e culturale messicana. I due, oltre l'arte, avevano in comune molto di più. Tanto che nel '29 si erano sposati, nonostante Frida sapesse dei continui tradimenti a cui sarebbe andata incontro. Ma costretta a subire continue sofferenze sentimentali, aveva avuto anche lei numerosi rapporti extraconiugali, comprese varie esperienze omosessuali. Nel '39 avevano divorziato a causa del tradimento di Rivera con Cristina Kahlo, la sorella di Frida. Per poi risposarsi un anno dopo a San Francisco, con l'uomo che tanto le aveva insegnato. Da lui aveva assimilato uno stile naïf, tangibile nei piccoli autoritratti ispirati alle tradizioni precolombiane. La sua intenzione era, ricorrendo a soggetti tratti dalle civiltà native, di affermare la propria identità messicana. Nata il 6 luglio del 1907, affermava di esser nata nel 1910, anno della sollevazione contro l’oligarchia latifondista e la dittatura di Porfirio Diaz.

Frida era figlia della rivoluzione messicana ("Sono nata con una rivoluzione. È in quel fuoco che sono nata, pronta all’impeto della rivolta fino al momento di vedere il giorno. Mi ha infiammato per il resto della mia vita"). Una identità evidente anche nel suo modo di vestire, ispirato al costume delle donne di Tehuantepec, un comune di Oaxaca. Il costume delle donne di una "società matriarcale", quelle che comandavano i mercati locali ed erano famose per deridere gli uomini. Numerose le relazioni amorose, di ambo i sessi, avute dalla pittrice, con nomi che nemmeno all'epoca passavano inosservati. Il rivoluzionario russo Lev Trockij e il poeta André Breton. La storia con Tina Modotti, militante comunista e fotografa nel Messico degli anni Venti. Con la ballerina, coreografa e pittrice Rosa Rolando e con la cantante messicana Chavela Vargas. In Messico, durante il periodo post-rivoluzionario, le donne della generazione di Frida Kahlo arrivavano all'emancipazione principalmente tramite la politica; probabilmente anche per la stessa ragione la pittrice si era iscritta al Partito Comunista Messicano. L'unico suo rammarico era quello di non aver avuto figli.

L'incontro di Frida Kahlo con il surrealismo

Identità messicana, stile naïf e surrealismo. Dopo gli autoritratti  e i dipinti che raccontavano gli incidenti della sua vita, Frida aveva messo in luce il suo stato interiore. Il suo modo di percepire la relazione con il pianeta, vestendo i panni di un bambino, soggetto di molte sue opere. In una miscela tra tradizione messicana classica e produzione surrealista. Quadri esposti nella Parigi degli anni Quaranta, vivace nei caffè degli artisti e nei night club. La Kahlo sapeva che l'etichetta surrealista le avrebbe portato l'approvazione dei critici, ma preferiva quella di artista originale. Quello che può essere considerato il suo lavoro più surrealista è il quadro 'Ciò che l'acqua mi ha dato'. Immagini di paura, sessualità, memoria e dolore galleggiano nell'acqua di una vasca da bagno, dalla quale affiorano le gambe dell'artista. Estremamente surreale è anche il suo diario personale, iniziato nel '44 e tenuto fino alla morte. Una sorta di monologo interiore scandito da immagini e parole.

La vita e l'arte di questa icona celebrata da allora e sempre con mostre in tutto il mondo, è stata raccontata in tantissimi documentari e in due film. Nell'86 'Frida, Naturaleza Viva', diretto da Paul Leduc e interpretato da Ofelia Medina. E più di recente, nel 2002, 'Frida', interpretata da Salma Hayek, nel film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia che le è valso una nomination all'Oscar come miglior attrice. Quello che ha affascinato e continua ad affascinare di lei è la sua biografia, più che le sue opere. La sua essenza e il suo vissuto, più dei quadri, in passato rimasti invenduti nelle aste. Perché la vita di Frida, di questa straordinaria interprete del Novecento, è essa stessa un'opera d'arte. Le sue ceneri sono conservate nella sua Casa Azul, oggi sede del Museo Frida Kahlo. Sdrammatizzava la morte: "Dottore, se mi lascia bere questa tequila, prometto che al mio funerale non tocco un goccio". Le ultime parole che scrisse nel diario furono: "Spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più". In realtà Frida non se ne è mai andata.

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